Per cambiare ci vuole coraggio: 5 atteggiamenti che fanno la differenza

Diciamolo pure: non se ne può più di sentir dire che siamo in un periodo di incertezza, che è difficile pianificare e prevedere qualsiasi cosa e che, nel dubbio, è meglio restare a guardare. Sul primo punto, credo, siamo tutti d’accordo: pare la ciclicità del secolo.

Pandemia, guerre, crisi. Sul fatto di restare fermi ad aspettare, invece, si aprono varie teorie. Se, da un certo punto di vista, è ovvio che le azioni che intraprendiamo vanno valutate attentamente e non prese con leggerezza, dall’altro dobbiamo anche essere consapevoli che avremo sempre una voce interna che ci dice: “stai fermo, non cambiare…”. E questa voce proviene direttamente dal nostro cervello. Sì, è proprio il cervello che, per ragioni ataviche, tende a essere protettivo per non esporci a rischi. Ed ecco che, nel momento in cui intraprendiamo qualcosa di nuovo, mette in moto quei meccanismi che non ci fanno sentire a nostro agio: ansia, sudorazione, aumento di cortisolo.

Al contrario, se manteniamo lo status quo e facciamo il “copia-incolla” del passato, ordina il rilascio di endorfine e ci sentiamo meglio, più rilassati e più allegri. E dunque? Troppo facile arrivare alla conclusione che ci conviene stare fermi. Lo diceva già il filosofo Eraclito: di sicuro c’è solo il cambiamento. E qui veniamo al punto: per cambiare ci vuole coraggio.

Ranjay Gulati, docente della Harvard Business School, ha effettuato una ricerca su questo tema, analizzando le caratteristiche di diverse persone evidentemente coraggiose, ed è giunto alla conclusione che vi sono 5 atteggiamenti che permettono di acquisire maggiore consapevolezza e, di conseguenza, di avere coraggio.

Creare una narrazione positiva

È inutile pensare di intraprendere qualsiasi percorso a rischio zero; si può, però, cercare di razionalizzarlo, comprenderlo e ridurlo, pur avendone consapevolezza. Anche appellarsi ai propri valori ha importanza: combattere per una causa in cui si crede permette di avere la forza di andare oltre. In tutto questo non sono da trascurare né la propria fede, né, in alcuni casi, qualche ritualità, perché anche le persone più insospettabili hanno i propri riti e scaramanzie che li sostengono.

Avere fiducia in se stessi

Facile a dirsi, ma in realtà la si costruisce; per esempio, formandosi, studiando e avendo un’ampia dotazione di conoscenze a cui attingere. In molti casi non è la padronanza totale di un solo argomento a valere, quanto la capacità di sapersi adattare.

Fare piccoli passi

Il cambiamento non deve per forza essere un’esplosione, può avvenire gradatamente, permettendoci di raccogliere elementi e di modificare il percorso senza rimanere inchiodati all’impostazione iniziale.

Creare connessioni

È importante circondarsi di persone alleate (in quanto non possiamo pensare di sapere tutto e di fare tutto) e, allo stesso tempo, sincere, in grado di esprimere giudizi obiettivi (anche negativi) che dobbiamo saper accettare e di cui fare tesoro.

Mantenere la calma

Keep calm and carry on dicevano gli inglesi agli esordi del secondo conflitto mondiale. Indubbiamente, anche questo punto non è facilissimo e di immediata applicazione e, proprio per questo, le indicazioni che vengono fornite riguardano la gestione delle emozioni, che possono essere più controllate nel caso in cui il nostro organismo sia più riposato, nutrito e, possibilmente, rilassato.

Al termine di questa analisi, potrebbe sorgere un dubbio: tutto qui? Non sembra la scoperta dell’acqua calda? In realtà, questa è la vita: tendiamo sempre a pensare alle complicazioni, mentre dovremmo pensare alle semplificazioni. E d’altro canto, non dobbiamo nemmeno temere di avere paura: guai se non ce l’avessimo. Ma come disse Nelson Mandela: “il coraggio non è l’assenza di paura, ma la capacità di trionfare su di essa”.

(di Roberto Valente, Farma Mese n. 9 – 2025 ©riproduzione riservata)

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